Nei pressi del piccolo e bellissimo paesino di Raggiolo, (AR) che è una specie di labirinto con tante casette in pietra, si trova un breve percorso M E R A V I G L I O S O!
Il muro delle parole perduteDisegni su roccia al vecchio mulino
In un attimo verrete catapultati nel mondo della fantasia e della creatività. Oddio quanto mi piacciono queste cose! Sono progetti belli, fatti di tempo impiegato a pensare, realizzare, decorare, fatti di sudore e fatica, fatti di passione per questo luogo…perché anche questo è un bellissimo modo di promuovere il territorio!
Detto ciò, potete imbattervi in questo Sentiero poco dopo il Cimitero sulla destra (venendo dal paese), in località La Palaia. Ci sono anche i cartelli che vi indicano la strada giusta, non potete non trovarlo!
Di seguito vi riporto tutte le informazioni che sono riuscita a trovare online su questo sentiero (da brava archeologa ho scavato a fondo!), sperando di poter incontrare gli ideatori e costruttori e quindi potervi, più avanti, raccontare qualcosa di nuovo.
Tutto parte dall’idea dei fratelli Giovannuzzi, Renato e Giuseppe (che so pure gemelli!), di Raggiolo.
ANTEFATTO
Nel 2019 i fratelli hanno pubblicato il libro “Le Vie del Bosco”, una raccolta di nomi, fatti, storie con l’obiettivo di restituire vita e voce alle strade, per lo più dismesse, che partivano da Raggiolo in un’area di ca. 4000 ettari (fino alla Croce del Pratomagno). Hanno esplorato questi luoghi in prima persona, portando alla luce il loro passato. Attraverso questo racconto, hanno cercato di preservare la memoria, trasmettendo testimonianze orali e scritte, oltre a quelle recuperate negli Archivi del Casentino fino a Firenze. Sono state messe in luce usanze, tradizioni e leggende, indagando quindi la vita dei raggiolatti in tempi ormai andati e quasi dimenticati!
Questo libro ha rappresentato il motore propulsore per la creazione del Sentiero dell’Armonia, realizzato su un terreno di circa 3 ettari di proprietà dei Fratelli.
Non è che qualcuno ne ha una copia avanzata? Ho visto che ne hanno fatto poche copie!
Immagine presa dalla pagina Facebook Tipografare
LA STORIA
Prima di raccontarvi del Sentiero vi devo però dire che questa zona di bosco è stata interessata, in passato, da fatti tragici che meritano di essere ricordati. Vi ho detto che questo luogo viene chiamato dai locali La Palaia. Avrà per caso qualcosa a che fare con i pali? Ebbene si, qui tra l’800 e il 1300 avveniva il cosiddetto “impalamento” dei condannati a morte: il malcapitato veniva issato su un palo che lo perforava da parte a parte per una morte tragica e dolorosa. Inoltre, il sentiero si conclude in località Il Castagno dell’Ospedale dove oggi si trova un bellissimo rifugio tutto intagliato ma, che nel 1320 d.c. era sede di un lazzaretto per gli appestati del Casentino.
Palo per impalamento
IL SENTIERO
Dopo questo excursus storico possiamo addentrarci nel Sentiero vero e proprio: un semplice percorso, adatto ai piccoli, ma anche ai grandi che non hanno paura della fantasia, immerso nella natura e punteggiato da installazioni in legno di castagno realizzate da Giuseppe che è un abile scultore. L’amore per la lavorazione del legno gli è stata tramandata dal padre Natale ed oggi è il nipote (credo) Michele che porta avanti la tradizione di famiglia e nella bottega a Raggiolo realizza: bastoni intarsiati, cassepanche, cassette per la posta, fioriere, gnomi di tutti i tipi, taglieri, schiaccianoci, orologi e opere d’arte a seconda dell’ispirazione.
Il sentiero è stato inaugurato il 2 settembre 2023, dopo un lavoro durato anni, ed è popolato da figure fantastiche che evocano costantemente la dura lotta tra Bene e Male.
Quindi, quali bellissime installazioni potete trovare?
Tantissimi gnomi che incarnano protagonisti legati al territorio locale ma anche a tradizioni di altre parti d’Italia e del mondo, perché non dobbiamo mai dimenticare che la nostra storia è legata indissolubilmente a quella degli altri. Es. La Fata Turchina, la Strega Melesecche, degli Gnomi su un aeroplano
Il dragoe San Michele (con le ali gialle), il Santo Patrono di Raggiolo. L’opera è alta ben 2,60 m per 16 quintali e lunga 11 m: una rappresentazione allegorica della vittoria del Bene sul Male
Il serpente tentatore del Paradiso terrestre
Il gatto nero di solito legato alle streghe
Margherite, farfalle, arcobaleni e gufi
Un riccio di castagna gigante
Una ragnatela col suo ragno
Tanti funghi scolpiti di qualsiasi dimensioni
Lo Gnomo Desiderio nella cui bocca i vostri bambini (ma anche gli adulti) potranno inserire un biglietto con un desiderio.
Una rifugio con tutti i servizi, finemente decorato e realizzato a regola d’arte dove è possibile acquistare qualche oggetto da portare a casa
Il Presepe degli gnomi (credo una delle ultime opere terminate – quando l’ho visto mi sono quasi messa a piangere) che si trova alla fine del sentiero in un’ampia area aperta, costituito da 33 figure lignee come gli anni di Cristo. Gli gnomi hanno altezze ed espressioni differenti: c’è quello “scettico” , quello incuriosito e quello che si gira dall’altra parte.
Un albero le cui radici rappresentano le tre religioni rivelate, mentre le palline sempre di legno rappresentano le bandiere di molti stati del mondo.
Il terrazzino dei desideri, che però non ho trovato!
Un totem
Un dondolo
…e tanto altro!
Vi metto qualche immagine…
Il luogo è visitabile su prenotazione telefonando al 347 6533114 (Giuseppe Giovannuzzi), non è richiesto alcun biglietto, ma è possibile lasciare un’offerta o comprare una piccola scultura per aiutare nella manutenzione affinchè questo luogo incredibile venga preservato. Ma attenti, la “storia” del bosco non finisce qui…è infatti in continua evoluzione e trasformazione grazie all’instancabile fantasia di Giuseppe e delle sue nuove opere d’arte!
Quindi fate un giro in questo bosco incantato e tornerete a casa con gli occhi pieni di stupore e meraviglia!
Ps. Io vi ci porto domenica 3 novembrein occasione della Festa della Castagnatura (2-3 novembre 2024), se volete venirci con me fate un fischio!
Come vi ho detto milioni di volte sto cercando di uscire dalla mia confort zone e quindi giorni fa sono andata a fare un salto nel Valdarno per vedere le Balze di Reggello. Alcune parti sono molto belle, ma altre…c’è davvero troppa presenza umana.
E’ comunque un bel giretto tranquillo, direi digestivo, da fare per vedere le Balze (più antropizzate).
LE BALZE E LE CASE ROSA
Lunghezza: 10,5 ca.
Dislivello in salita: 250 m ca.
Durata: ¾ h
Difficoltà: facile
Fatica: poca, ci sono solo un paio di salite…il resto è tutto in piano
Fondo: sentieri (tenuti e non più tenuti), strade bianche, sterrate ed un po’di asfalto (soprattutto nell’ultima parte)
Voto: 6 1/2
Sentimento che mi ha scaturito questa escursione: dipende dai punti, STUPORE in alcuni (perché era la prima volta che vedevo le balze), ODIO PER L’UMANITA’ in altri (ma quello è sempre presente)
Zona di Caccia: in parte si
Linea Cell: io ho TIM, ce n’è poca
Partenza: Già qui i primi problemi. Sono arrivata passando dalla strada di Ostina presa dalla zona dell’Oasi ecologica “Il Poderino”. La strada è chiusa per frana, ma tranquilli! Continuando sulla provinciale troverete un’altra stradina che vi porterà dritti dritti davanti alla Chiesa di San Tommaso ad Ostina dove possiamo lasciare la macchina ed iniziare il percorso.
La chiesa risale al XII-XIII secolo e pare che in questa zona, dal 1993, la Madonna sia apparsa svariate volte. Non mi soffermo sull’argomento, ma per altre info guardate qui https://profezie3m.altervista.org/ptm_ostina.htm
Lasciamoci la chiesa alle spalle e giriamo quasi subito a sinistra alla Fattoria di Ostina (riconoscibile dagli edifici in mattoni e dai bei silos in pietra) su una stradina che ci porterà in mezzo a delle ulivete. Continuiamo su questa fino a che non ci troviamo davanti ad un quadrivio (un monte di stradine). Qui prendiamo la prima sulla sinistra in discesa (simbolo bianco-rosso del CAI – è un vecchio sentiero, credo, non più tenuto).
Il quadrivio (si va a sx in discesa)
Questo sentierino un po’ wild ci porterà lungo il Borro del Salvini (che bel nome) dove c’è poca acqua, ma un monte di ortica. Dopo un po’ di zig zag (e dopo aver superato un capanno abbandonato) alla nostra destra si vedranno loro: LE BALZE!
Ma cosa sono ste Balze? Sono degli strani rilievi di detriti stratificati composti da sabbia, argilla, ciottoli e ghiaia, formati per erosione in seguito al prosciugamento di un lago che ricopriva la zona due milioni di anni fa e modellati dagli agenti atmosferici. Si amici, un tempo tutto il Valdarno era un lago che aveva come limiti il Pratomagno ed i Monti del Chianti. Quindi se fossimo stati qui due milioni di anni fa, proprio in questo punto, si sarebbe morti affogati!
Continuiamo ed arriviamo ad una stradina messa meglio del sentiero appena percorso. Qui volendo possiamo fare una deviazione sulla destra per andare a vedere le balze da altre prospettive, oppure continuare sulla sinistra (dove ufficialmente continua il nostro giro). Ci ritroveremo nuovamente in mezzo ai campi. Una villetta rosa salmone ci indicherà il ritorno alla civiltà (tra l’altro al pilone prima della casa, giratevi indietro a guardare il panorama. OGNI TANTO VI DOVETE GIRARE, SENNO’ VI PERDETE UN SACCO DI PANORAMI).
Arriviamo quindi a Vaggio, un piccolo paesino di ca. 1500 anime, e prendiamo a destra sulla strada asfaltata verso la Chiesa che tra l’altro non ha un campanile (io sconvolta), ma solo delle piccole campane laterali. Passiamo davanti al murales della Fiorentina e, dopo di questo, riprendiamo la stradina sulla destra che ci riporterà nuovamente verso campi, orti e case sovrastate dalle balze.
Fino a qui il percorso è stato quasi tutto in piana (massimo un po’ di discesa), ma finalmente incontriamo un po’ di salitina (il pranzo va un po’sudato). Fatta la salita ridiscendiamo ed arriviamo ad un bivio. Andate dalla parte che preferite tanto entrambi i sentieri portano davanti a Casa Lischetto, una deliziosa casina rosa con le persiane rosse, una chicca. Tra l’altro qui se usate Locus Map (sulle altre app non so) vi segnala un percorso più corto che taglia in mozzo ai campi: non fatelo, non esiste più.
Casa Lischetto
Passiamo davanti alla casina carina e, superato un bellissimo panorama sulle Balze, continuiamo sulla strada, tutto in piano, fino ad arrivare a delle belle case (Nocellino) in pietra con un sacco di oche e cani. Superiamo queste case ed un ponticino ed andiamo a destra. E nuovamente alla nostra sinistra altre balze.
Continuiamo su questa strada per un piccolo pezzo, prima della casa gialla andiamo infatti a sinistra. Ed eccole di nuovo, le balze…sta volta però si vedono proprio bene!
Seguiamo i simboli del CAI che ci faranno costeggiare una rete metallica e ci porteranno ad una nuova salitina – scolliniamo – discesa (occhio qui se è piovuto, si scivola che è una meraviglia). Anche questo è un sentiero che non so quanto sia tenuto (per ora ci si passa) quindi non mettetevi giubbotti boni perché in alcuni punti c’è qualche rovo. Comunque sulla sinistra ad un certo punto si aprirà un bel panorama (no sulle balze) su vigne e delle verdissime colline. Il sentiero risbucherà su una stradina, con una casetta abbandonata al lato, dove andiamo a destra verso la casa rosa salmone, Ricchiortoli di Sopra (alla casetta abbandonata possiamo comunque fare una breve deviazione a sinistra per vedere le balze!).
Dopo la casa rosa svoltiamo a destra e rimaniamo ancora in piano su strada bianca sempre con qualche visuale sulle balze.
Al primo bivio rimaniamo sulla sinistra ed incontriamo sia la berretta del prete, facilmente riconoscibile per il suo colore fucsia (che a me piace un sacco), che l’ontano, riconoscibile per le sue pignette mignon (io raccolgo quelle a terra per fare dei lavoretti natalizi). Incontriamo anche un nuovo bel panorama sulle balze. Più avanti la vegetazione cambia ed incontriamo dei castagni ed un incrocio dove andiamo a destra ed iniziamo nuovamente a salire un po’ (questa è ripidina). Quasi alla fine della salita sulla sinistra si aprirà un bel panorama sulle balze del Gretaio, dietro alle quali si trova un monte che è niente popo di meno che il Poggio di Firenze.
Bivio a sxBivio a dxBalze del Gretaio con il Poggio di Firenze dietro
Risbuchiamo su strada asfaltata in un piccolo borghettino, detto Merenzi, con case molto antiche ed una, ovviamente, rosa. In queste zone il rosa va parecchio (proprio la zona che fa per me).
Da qui sarà purtroppo tutta strada asfaltata, non molto trafficata, fino alla macchina. Superiamo un tabernacolo e la Chiesa di San Siro a Cascia che risale al XII secolo, ma probabilmente qui in epoca più antica si trovava una struttura difensiva. Giriamo poi a destra in Via delle Quattro Vie ed alla seconda curva prendiamo il sentiero tra la casa gialla e la casa rosa-rossa (strano).
Costeggiamo quindi le case passando davanti ai cancelli e risbuchiamo in una zona industriale: alla nostra sinistra un grande edificio giallo con il parcheggio delle Alterini davanti ed alla nostra destra l’area ecologica con un sacco di cassonetti. Alla rotonda con l’albero al centro continuiamo dritto e prediamo poi la strada di Ostina sulla destra.
Questa strada ci riporterà fino alla macchina, ma prima ci saranno delle soste da fare:
Il cimitero, dove io consiglio sempre di fare un giro: i cimiteri non sono luoghi tristi, sono testimonianze del nostro passato.
La frana…io ho scavalcato le transenne e sono passata sopra, ma potete anche aggirarla passando dai campi sopra.
La Cappellina della Misericordia.
Così anche questa avventura si conclude. Ah, se vi appare la Madonna fatemi sapere!
Come al solito se fate il percorso, se trovate errori, se avete altre informazioni su queste zone, se mi volete consigliare qualche percorso, se mi volete suggerire qualche CIMITERO da visitare (o profanare, dipende dai punti di vista), qualche struttura abbandonata da esplorare…Scrivetemi!
Nelle mie peregrinazioni vicino a casa sono finita in un piccolo paesino (se così possiamo chiamarlo) nel Mugello: Paterno. Attenzione questo è Paterno nel Comune di Vaglia, non quello nel Comune di Fiesole. Esistono comunque tanti Paterno: in provincia di Ancona, Aquila, Potenza, Macerata, Catania (Paternò) e tanti altri. Detto ciò, io qui non c’ero mai stata in tutta la mia vita anche perché non è sulla strada principale e quindi bisogna proprio volerci andare.
Quando arrivate qui diciamo che la prima impressione non è delle migliori perché vi troverete davanti l’ex cava di calce di Paterno che, notizia di questi ultimi mesi, dovrebbe essere bonificata (per anni qui sono stati smaltiti illecitamente rifiuti).
Con queste fantastiche premesse partiamo per la nostra escursione!
PATERNO OLTRE LA CAVA
Lunghezza: 9,5 km ca.
Dislivello in salita: 280 m ca.
Durata: 2 ore e mezzo ca.
Difficoltà: superfacile
Fatica: poca
Fondo: sentieri e strade bianche, un pochino di asfalto
Voto: 7
Sentimento che mi ha scaturito questa escursione: spensieratezza
Partenza: Allora essendo Paterno piccolino, posto per la macchina ce n’è poco. Io l’ho lasciata in uno spiazzo poco dopo l’Antica Trattoria Albergo Paterno (che è aperto) sulla destra. Da lì partono i sentieri (siamo a 332 m s.l.m.).
Non continuiamo a dritto, ma oltrepassiamo il ponticino (CAI 68) ed iniziamo a salire dolcemente su strada asfaltata bella circondata dal bosco dove dovrebbero passare poche macchine. Alla seconda curva vi ritroverete una stradina sulla sinistra che io vi consiglio di imboccare, arriverete così alla Chiesa di Santa Maria a Paterno…o meglio, quello che ne rimane. Purtroppo è in uno stato di abbandono e sta crollando a pezzi.
La chiesa risale almeno al XII secolo, prima del suo disuso aveva all’interno anche qualche opera interessante come delle terrecotte Della Robbia. Vi metto delle immagini dell’interno che ho trovato su Fb (Chiese del Mugello e non solo). Che tristezza.
Comunque da qui torniamo sulla strada asfaltata e proseguiamo il nostro cammino. Incontriamo una strada bianca sulla destra (Via del Bucinaccio), ma non la consideriamo…sarà la strada da cui torneremo!
Piano piano la strada asfaltata diventa una strada bianca ed, a una specie di trivio dove ci sono anche le frecce dei sentieri, andiamo verso sinistra su via Fonte di Ribaldo. Continuiamo su questa strada in mezzo al bosco fino a che sulla sinistra troviamo un sentiero in discesa (non si vede molto bene) e sull’albero scritto 68.
Arriviamo quindi alla Fonte di Rinbaldo (ho cercato cosa o chi potesse essere, ma non ho trovato nulla…se qualcuno sapesse qualcosa sono tutta orecchie!) sotto un fico, un luogo un po’ wild; accanto a questa quando c’è acqua ci deve essere una bella cascatina.
Il sentiero continua passando davanti alla Fonte, si costeggia poi una bella casa di pietra (C.Contra) con recinzione fino a rispuntare su una strada sterrata dove andiamo a sinistra.
Lungo il percorso si incontrano tante specie di alberi e di arbusti: rosa canina, aceri campestri, noccioli, cornioli, ginepri, ginestre etc.
Acero campestreCornioloGinepro
Poco dopo sulla destra prendiamo un breve sentiero per ca. 10 m (sempre il 68) che ci rimette su una strada bianca ed andiamo a destra (quando non lo specifico, se ci sono degli incroci, si continua a dritto). Per evitare un po’di questa strada bianca possiamo prendere un sentiero nuovamente sulla destra (sempre 68), facendo sempre attenzione a dove sono i segni del CAI (ad un certo punto il sentiero non va a dritto, ma svolta a sinistra). Si fa quindi un piacevole sentierino nel bosco che ci porterà a delle frecce ed andiamo a destra (68).
Io ve la sto facendo lunga eh, in poche parole basta che seguite il 68.
Il sentiero sale molto dolcemente fino al crinale. Qui gli alberi inizieranno a diradarsi ed anche il terreno cambierà. Non vedremo più segni del CAI perché saranno imboscati sulla sinistra, dove c’è pure una specie di cancello che va aperto/richiuso e continuiamo lungo il sentiero.
La specie di cancello
Arriviamo quindi al primo poggio: Poggio Tentinosi (593 m s.l.m.). Qui il nostro sguardo inizierà a vagare soprattutto verso i monti del Mugello, ma anche zone più vicine come Pratolino, le Caselline etc.. Dopo aver ammirato con un 360° ciò che ci circonda (se siete ciuchi come me in geografia, io vi consiglio di scaricare PeakFinder per vedere quali monti avete intorno. Costa, ma se l’ho comparta io la possono comprare tutti – tirchia inside) continuiamo sul sentiero verso Poggio Conca (che si trova davanti a noi, 631 m) e piano piano, alla nostra destra, il crinale di Morello ci apparirà in tutta la sua bellezza con Poggio al Giro (747 m), Poggio Cassaccia (921 m), Poggio Cornacchiaccia (892 m) e Poggio all’Aia (934 m). Inoltre, sempre sulla destra, vedremo anche l’ex cava di Paterno dall’alto.
Crinale di Morello
Diciamo che in questa parte i segni del CAI scarseggiano, anche perché non ci sono alberi, è tutta vegetazione bassa, quindi seguite sempre il sentiero più battuto (ed andate dritto).
Quando passerete da Poggio Tentinosi e da Poggio Conca, vi accorgerete che c’è qualcosa di diverso rispetto al resto del percorso fatto. Questo perché queste zone sono delle doline, ossia dei fenomeni carsici (caratteristici delle rocce calcaree). L’acqua piovana, scorrendo, scioglie il calcare allargando le fessure che pian piano si uniscono fra loro formando una depressione nel terreno che è la dolina (spiegato proprio in modo base, vi metto anche un’immagine presa dall’internet).
Superiamo quindi Poggio Conca, salutiamo le doline ed i bei panorami a 360° ed iniziamo a vedere delle case (questa frazione si chiama sempre Poggio Conca).
Il sentiero prosegue sempre dritto, ma ad un certo punto troverete il cartello per andare a Poggio Conca Home Restaurant dove io vi consiglio di andare, anche solo per prendere un caffè (magari chiamate prima). In una grande e bella casa rosa vi aspettano Silvia, Massi, Spotty ed anche qualche gattino. Vi faranno sentire come a casa, da mangiare è ottimo ed hanno pure un bel caminetto (mi immagino già lì a bere la mia cioccolata calda in inverno). Magari vi fermate per pranzo, tanto dopo è tutta discesa!
Io mi sono innamorata di loro la prima volta che li ho visti e, purtroppo per loro, non si libereranno di me facilmente. Tra l’altro qui vengono fatte tante serate carine: la serata astronomica, quella a base di coccoli (amo) e fritto vario, etc. Vi lascio il link alle loro pagine
Fatta o non fatta la deviazione riprendiamo da dove eravamo rimasti.
Il sentiero ci riporta su strada asfaltata dove prendiamo quasi subito la strada bianca sulla destra (CAI 64) in discesa che è via del Bucinaccio che ci riporterà fino a Paterno. Anche questa strada è molto carina perché incorniciata dal bosco. State attenti solo a non finire a Iribbiano (ad un certo punto la strada continua sulla sinistra e non a dritto, cosa di cui mi sono accorta troppo tardi). Inoltre, lungo questa incontreremo varie case belle: Le Case (un agglomerato di case, che fantasia!), Fecciano e Le Panche. Attenzione in fondo alla strada, poco prima di ritornare sulla strada asfaltata, sulla sinistra c’è il cimitero che purtroppo non ho visto perché questa parte l’ho fatta a corsa (ma rimedio molto presto).
Da qui l’anello si chiude e proseguendo sulla strada asfaltata torniamo alla macchina.
Spero che questo anellino vi sia piaciuto e ringrazio tanto Sergio, del Bonaugo a San Piero a Sieve (Carbonara Top – quando ancora mangiavo la carne) per avermelo suggerito.
Mi piace dare risalto a luoghi un po’dimenticanti, un po’ sconosciuti ed un po’ “Ma lì cosa vuoi che ci sia”. Sono i posti più belli perché inaspettati.
Come al solito se fate il percorso, se trovate errori, se avete altre informazioni su queste zone, se mi volete consigliare qualche percorso, se mi volete suggerire qualche CIMITERO da visitare…Scrivetemi!
Io ci sto davvero provando ad uscire dalla mia comfort zone, ma è davvero difficile.
Mi sono accorta che a Monte Giovi vi ci ho portato, ma non dalla parte del Mugello. Quindi sono andata a Barbiana e da lì sono partita…un anellino molto carino dove si respira storia ed aria bona.
Tra l’altro questa è zona di funghi quindi non avete scuse per non andare a farci un salto!
DA BARBIANA A TAMBURINO: A SPASSO NEL TEMPO
Lunghezza: 11 km ca.
Dislivello in salita: 600 m ca.
Durata: ¾ h
Difficoltà: facile
Fatica: eh, ci sono diverse salite…ma pensavo peggio, molto peggio.
Fondo: sentieri e strade forestali, un pochino di asfalto
Voto: 9
Sentimento che mi ha scaturito questa escursione: felicità e tranquillità
Partenza: parcheggiamo la macchina. Se avete una macchina che va sullo sterrato potete arrivare direttamente alla Chiesa di Barbiana. Altrimenti, impostando il navigatore su Barbiana vi porterà su una strada asfaltata che arriva poco sopra la chiesa; lungo questa strada (località Boccagnello) ci sono degli spiazzi dove parcheggiare (io l’ho messa prima delle indicazioni per Castello). Tra l’altro passerete anche da Padulivo dove i tedeschi catturarono 15 uomini e li fucilarono.
Da qui facciamo un breve tratto di strada asfaltata, incorniciata da cipressi, che ci porterà fino alla freccia per Barbiana. Una breve strada bianca, da cui si vede la chiesa dall’alto (bellissima), ci condurrà fino al davanti.
Qui troviamo gli ultimi cartelli del Percorso della Costituzione (che parte un po’ prima rispetto a dove abbiamo lasciato la macchina). C’è poi una piscina che fu voluta da Don Milani e scavata a mano dai ragazzi della scuola con l’aiuto di qualche genitore (https://www.donlorenzomilani.it/piscina/).
Arriviamo quindi davanti alla Chiesa di Sant’Andrea che può essere visitata su richiesta (https://www.donlorenzomilani.it/richiedi-una-visita-a-barbiana/).
La chiesa fu consacrata nel 1586, ma ce ne doveva essere già un’altra prima documentata dagli inizi del XIV sec. La zona deve comunque la sua fama alla presenza di Don Lorenzo Milani (1923-67) che divenne sacerdote a soli 24 anni ed approdò a Barbiana come priore il 13 novembre 1954 e qui rimase fino alla morte. Nella canonica si trovava la scuola di avviamento industriale, poverissima, con un solo libro di testo; i ragazzi, a turno, leggevano la lezione e Don Lorenzo spiegava. Era una scuola diversa da tutte le altre: diversa negli orari, diversa nei contenuti, diversa nei metodi di insegnamento. La scuola si sciolse nell’ottobre del 1968 un anno dopo la morte di Don Lorenzo. Per altre info guardatevi il sito:
Già che siete qui io vi consiglio di andare a fare un saluto a Don Milani al piccolo cimiterino, dove ci sono anche altre tombe, alcune un po’inquietanti (lo ammetto).
Fatto ciò dobbiamo prendere il sentiero che sta alle spalle della piscina, superiamo quindi la catena con scritto proprietà privata ed entriamo subito nel bosco. Ci aspetta uno stretto sentierino (CAI 11A) in ombra ed anche una bella pettatina (mista a zanzare, na gioia)!! Arrivati al primo incrocio, come vi dice il simbolo del CAI, non si va a sinistra in discesa (figurati!), ma a destra in salita. Si arriva quindi ad un piccolo agglomerato di case (che è Castello) e ci rimettiamo su una strada bianca a sinistra.
Continuiamo su questa strada bianca che piano piano inizia ad aprirsi togliendoci l’ombra, ma dando spazio a dei bei panorami sul Mugello. Arriviamo quindi ad un cancello che apriamo e richiudiamo (per bene, mi raccomando!) che ci dà il benvenuto in un bel pascolo e poco dopo troviamo davanti a noi i ruderi delle Casaccie: bellissime strutture abbandonate (beh, mica tanto…c’erano un sacco di mucchine) con il vecchio noce davanti. Facciamo quindi un giro di rito, sono molto belli anche gli interni dove rimangono ancora scritte e disegni di tempi ormai passati.
Io so per certo che qui c’è pure una burraia, se qualcuno la trova o sa dov’è e me lo vuole dire…avrà escursioni gratis a vita (perché la sto cercando da diverso tempo).
Da qui seguiamo le frecce verso sinistra (CAI 11B), superiamo la molla e continuiamo in un bel boschetto fino a scorgere quella che mi hanno detto essere una burraia, ma la forma e la mancanza all’interno dei piani di lavorazione non mi convincono al 100%.
Continuiamo prestando attenzione ai segni bianchi e rossi che in questa parte risultano un po’ sbiaditi: aguzzate la vista! Alle frecce per le biciclette, davanti al casotto dell’acqua, continuiamo sulla destra per Monte Giovi, lo stesso a quelle che troviamo dopo. Fino a qui la salita è stata particolarmente dolce, questo ultimo pezzetto ci farà un po’ penare fino a risbucare su una strada battuta in mezzo ad un vecchio castagneto dove andiamo a sinistra passando davanti a dei castagni molto grandi e vetusti.
Arriviamo quindi a Tamburino (in questa zona in tempo di guerra c’era un campo di prigionia appartenuto al Conte Spalletti) dove ci aspetta un bel panorama, sempre sul Mugello. Qui volendo possiamo fare una deviazione fino al laghetto passando davanti alla vecchia Bottega di Monte Giovi chiusa per motivi familiari ormai da un bel po’ di tempo.
Torniamo quindi indietro e continuiamo sulla strada bianca ed appena dietro la curva prendiamo a sinistra (come ci dicono le frecce – CAI 12) per ritrovarci in un bel pratone dove possiamo mangiare o fare uno spuntino con il Mugello alla nostra sinistra, la Valdisieve alla destra ed il Casentino davanti a noi.
Si continua a seguire i segni del CAI, si apre e si richiude la molla (che in questo caso è tipo un filo). Ad un certo punto io ho avuto un po’ di incertezza: il sentiero continua dietro la capanna dei cacciatori per risbucare in un pratone.
Da qui non si vede molto bene dove continua il sentiero (io ovviamente ho sbagliato). Potete fare due cose: o mantenere la sinistra fino in fondo al prato e finire sul sentiero che costeggia la strada che poi riconduce al sentiero vero e proprio oppure azzeccare il sentiero giusto (ca. a metà prato) che, sempre mantenendo la sinistra, si apre sotto un grande acero.
Questo è un sentierino molto bellino: bei boschi, belle stradine e belle discesine (da fare a corsa). Si continua sul sentiero per un bel po’ fino a trovare sulla sinistra una bella pettatina cementata, tranquilli dovete continuare sulla destra ahahah. Dopo poco arriviamo a Montauto di Sotto con una casa in pietra molto carina con le porte gialle. Questa stradina sterrata ci porterà fino a dei calanchi (Formazioni geologiche particolari. Terreno argilloso + no copertura di alberi + pendio = la pioggia porta via i detriti andando a formare collinette intervallate da profonde insenature) e poi alla strada asfaltata. Dopo le cassette rosse della posta si prende la stradina sulla sinistra con indicazione “Sentiero ragazzi di Barbiana”.
Qui ho avuto un po’ di terrore perché davanti a me ho visto la chiesa di Barbiana più in alto ed ho pensato alla pettata finale da fare. Questa parte è inizialmente su una stradina bianca e poi diventa un bel sentierino nel bosco circondato da un sacco di ciclamini. Si supera il Fosso del Fatino (dove c’è addirittura l’acqua) con il ponte di Luciano (Lucianino era un bambino di undici anni che un giorno per raggiungere la scuola cascò nel fiume in piena; Don Milani dopo questo avvenimento decise di costruire il ponte). Si passa quindi davanti ad una casa molto particolare ed alla casa ferie “La Fonte”. Prendiamo quindi a sinistra e poi subito a destra nel bosco (c’è una freccia, ma tipo io l’ho vista all’ultimo). Ed ecco quindi la salita tanto temuta (pensavo peggio), da cui si vede anche in lontananza la chiesa di San Martino a Scopeto.
Si risbuca quindi sul Percorso della Costituzione e, ritornati davanti alla Chiesa, facciamo il sentiero fatto all’inizio per tornare alla macchina!
Come al solito se fate il percorso, se trovate errori, se avete altre informazioni su queste zone, se mi volete consigliare qualche percorso, SE MI VOLETE DIRE DOVE SONO DELLE BURRAIE…Scrivetemi!
Oggi vi porto a fare questo anello nelle colline intorno a Rignano sull’Arno: “Anello Pievi, Chiese e Castelli”. Io avrei scelto un nome un po’ più azzeccato tipo Anello dei Santi (tra le Chiese/Pievi che sono dedicate ai Santi, i tabernacoli e le piccole frazioni in cui passa: Santa Maria, San Martino) anche perché di castelli ce n’è soltanto uno (che delusione) e ci sono soltanto i resti (quindi per un’archeologa fallita come me bellissimo, ma magari altri volevano vedere un vero castello eh).
Però basta spoiler, ecco tutto il percorso per filo e per segno!
Ah si, un’ultima cosa…questo è uno di quei trek che mi piace chiamare ASFALTO TREK (il perché mi pare chiaro).
ASFALTO TREK: PIEVI, CHIESE E CASTELLI
Lunghezza: 11 km ca.
Dislivello in salita: 330 m ca.
Durata: 3h e 30 ca.
Difficoltà: superfacile
Fatica: quasi inesistente, le salitine sono tutte molto dolci
Fondo: la maggior parte è su asfalto, qualche strada bianca e nessun sentiero
Voto: 6
Sentimento che mi ha scaturito questa escursione: calma, troppa presenza umana
Partenza: parcheggiamo la macchina. Una cosa che ho notato di Rignano è che ci sono un casino di parcheggi, quindi trovare posto non sarà un problema. Io l’ho lasciata nel parcheggio di Via dell’Indipendenza dove è presente anche una “casina” di Publiacqua per riempire la borraccia. Comunque lasciate la macchina dove vi pare ed andate in direzione Pieve di San Leolino (ecco il primo santo!). Questa è molto antica, viene menzionata nei documenti per la prima volta nel 1008. Purtroppo quando sono passata era chiusa. Ma la domanda che mi sono posta è: chi era questo Santo che aveva un nome così tenerino? Di questo santo poco si sa. Sulla spiegazione fuori dalla Pieve c’è scritto che era un vescovo itinerante vissuto nel IV secolo d.C. e che fu forse martirizzato in Val di Sieve. Questo spiegherebbe perché in zona ci sono altre chiese dedicate a lui.
Da qui iniziamo a trovare le frecce che indicano il percorso da fare. È SEGNATO TALMENTE BENE CHE QUESTA DESCRIZIONE è QUASI INUTILE (però ho preso tutti gli appunti quindi ve la faccio lo stesso).
Superiamo il cimitero di Rignano (per chi non lo sa io ho una passione smisurata per questi luoghi, ma questo è troppo grande e moderno quindi non ci sono neanche entrata) e la strada asfaltata piano piano diventerà sterrata con una dolce salitina con un bel panorama su Rignano dall’alto.
Arriviamo al primo bivio e prendiamo a sinistra; questa sarà una delle poche parti all’ombra di questo anello. Continuiamo sulla strada bianca fino a delle case in curva; davanti a queste vedrete delle bottiglie di plastica a testa all’ingiù. Se salite sul cucuzzolo troverete i resti del Castelluccio di Rignano (tra l’altro quando ho visto il posto mi sono ricordata che ero già stata qui per fare dei rilevamenti quando ero all’università) che è attestato per la prima volta in un documento del 1086 (quindi è più recente della Pieve). Qui sono stati condotti scavi dall’Unifi fino al 2019.
Continuiamo sulla strada bianca mantenendo la sinistra e incontriamo molte piante di ailanto (pianta non autoctona, super infestante e bruttina). Qui il panorama inizierà un po’ a cambiare ed incontreremo oliveti, vigneti ed in alcuni punti i bordi della strada saranno incorniciati da cipressi. Passiamo prima davanti a “Borgo” dove ci sono alcune belle case e poi arriviamo davanti alla Fattoria di Pagnana dove andiamo a sinistra fino a ritornare alla strada provinciale e quindi all’asfalto. Andiamo nuovamente a sinistra e dopo pochi metri prendiamo la strada a destra in salita. Questa ci porterà al Bombone e rispunteremo alla piccola chiesa (dedicata credo a Sant’Antonio – 2 santi) dove andiamo a sinistra.
Sempre sull’asfalto andiamo verso Santa Maria e San Martino (altri santi!!). Come già detto queste strade sono asfaltate, ma sono poco trafficate ed hanno dei panorami carini da ammirare. Al tabernacolo si va a destra verso Santa Maria dove potrete fare una piccola deviazione per vedere la chiesa di Santa Maria a Nuovoli (che vi apparirà di spalle) molto semplice, ma molto antica: risale infatti al 1066. È chiusa e molto probabilmente qui non vengono più fatte messe.
Continuiamo in salita passando davanti a delle belle case di pietra che devono avere diversi anni.
Si rispunta di nuovo sulla provinciale dove andiamo a sinistra e poco più avanti arriviamo alla chiesa di San Pietro in Perticaia: finalmente una aperta! Qui si doveva trovare una torre di avvistamento longobarda identificabile con l’edificio a destra della chiesa, mentre la chiesa risale all’XI secolo.
Rimaniamo sulla sinistra in Via di San Pietro nuovamente (grazie a Dio) su una strada bianca. Lungo questa strada incontreremo quella che su Google Maps viene chiamata la Croce dei Contadini, con una dedica alla Madonna. In fondo alla strada si prende a sinistra e si giunge prima davanti al Cimitero e poi al Monastero di San Cristoforo in Perticaia.
Io vi consiglio una visita al cimitero. Nella mia ignoranza non pensavo che a San Cristoforo in Perticaia (mai sentito in vita mia prima di oggi) ci potesse essere un cimitero così grande. Comunque vi consiglio di andare a guardare la parete di fondo sulla destra dove ci sono tante belle e vecchie lapidi dove si vedono ancora bene le immagini in bianco e nero.
Andiamo poi a dare un’occhiata alla chiesa, anche questa aperta, anche questa risale all’XI secolo (1037 ca.). Sinceramente a me ste chiese tutte intonacate non piacciono, son più belle quelle con le pietre a vista, quelle che profumano di storia. All’interno ci sono tracce di affreschi che dovevano estendersi su gran parte delle pareti. Ci sono anche dei gattini!
Vista anche la chiesa torniamo un pezzettino indietro e dopo il cimitero andiamo a destra su via di San Martino, una stretta stradina tra olivete. Prendiamo la seconda strada sulla sinistra che tornerà ad essere una stradina bianca e scendiamo con calma e tranquillità fino a rispuntare sul ponte che si affaccia sulla circonvallazione e sulla ferrovia.
In questo periodo sono fatte le more, le susine e l’uva. Trovate tutto lungo il percorso, ma non fate gli abbuffoni!
Rispunteremo quindi alla Torre di Pian dell’Isola: bella, una delle cose più belle che ho visto durante il giro. Un tempo era molto diversa da come la vediamo oggi, risale all’XI-XII secolo. La cosa curiosa è che di solito le torri venivano costruite in altura, mentre questa si trova proprio a ridosso dell’Arno, forse perché qui si trovava un ponte. È alta ben 24 m.
Da qui andiamo verso sinistra su Via Roma che ci riporterà, costeggiando l’Arno, fino al ponte di Rignano ed alla macchina. Fate attenzione in alcuni punti non c’è il marciapiede.
Anche per oggi il percorso è finito.
Fatemi sapere se lo fate, se lo leggete, se sapete qualcosa di più sui luoghi da cui passa etc.
Buon AsfaltoTrek!
Qui trovate il percorso: https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/asfalto-trek-chiese-pievi-e-castelli-112229527
Eccoci qui con il primo articolo. Che poi non è un articolo, ma la descrizione di un percorso escursionistico che potrete fare in piena autonomia.
Non mi reputo un brava scrittrice, quindi abbiate pietà di me. La cosa che mi piace fare è spiegarvi i sentieri così che in qualche modo io vi possa accompagnare su di essi anche se non sono fisicamente con voi (spero non vi perdiate)
Detto ciò, ho rimandato tanto il “primo articolo”. Volevo cercare quello giusto, il sentiero bello, il percorso perfetto (che ovviamente sarebbe stato il Sentiero delle Burraie). E invece no, parto da questo. Senza infamia e senza lode. Perché l’ho fatto pochi giorni fa e quindi sono sicura di ricordarmi bene tutti i passaggi (se poi lo fate e trovate qualche errore fatemi sapere).
Quindi bando alle ciance, andiamo a camminare!
DA VALLOMBROSA A SALTINO E RITORNO
Lunghezza: 14,5 km ca.
Dislivello in salita: 660 m ca.
Durata: 5 h ca.
Difficoltà: tutto su sentieri facili e ben segnati (tranne pochi punti che vi dirò)
Fatica: c’è un pochino da sudare, ci sono alcune salitine niente male
Fondo: la maggior parte è su strade forestali, strade bianche e lastricati (occhio se piove, si scivola!), ma c’è anche un sentierino ed un po’ di asfalto.
Voto: 7 – (ovviamente è soggettivo)
Sentimento che mi ha scaturito questa escursione: pace e tranquillità
Partenza: lasciamo la macchina a Vallombrosa (ci sono vari parcheggi – siamo a 950 m s.l.m. ca.) e da qui andiamo verso l’arboreto sperimentale (può essere visitato solo con visite guidate gratuite da giugno a settembre che vanno prenotate – io ovviamente ho aspettato le 14 come una bischera per capire ciò). Continuiamo sul sentiero ed al primo incrocio andiamo a destra sull’11 (Sentiero CAI), attraversiamo la strada ed andiamo verso Saltino lungo un sentiero che inizialmente sembrerà salire dolcemente, ma poi ci aspetterà una bella pettatina (l’altitudine max raggiunta è di circa 1120 m s.l.m).
Ho avuto la fortuna di fare questo giro il giorno dopo che era piovuto. Non vi sto a dire i profumi che emanava il bosco.
Continuiamo sempre su questo sentiero (dovrete superare una sbarra verde) che poi diventerà CAI 13 e, dopo essere passati davanti a Bocca di Lupo (dove però non c’è nessun lupo), raggiungerete Saltino (di nuovo 950 m s.l.m ca.).
Arrivati sulla strada principale andiamo a sinistra. Ma prima io vi consiglio di fare un giretto in questo piccolo abitato che si anima solo durante la stagione estiva. Qui il tempo sembra essersi fermato. Ci sono tanti alberghi e ristoranti, un vero luogo di villeggiatura! Potete fare una sosta al bar a prendere un caffè oppure passare all’ufficio turistico a chiedere qualche informazione (sono molto simpatici) oppure andare poco più avanti del bar fino alla Bottega del Mobile Antico di Bertini Milco. Trooooppo bellina: ci sono oggetti vecchissimi, i macinini, i vecchi ferri da stiro, modellini di macchine d’epoca etc. c’era anche un bel cucchiaio di legno con scritto Valle d’Aosta. Purtroppo il signor Milco stava dormendo quindi non sono entrata, ma la prossima volta ci entro per forza!
Fatto ciò torniamo indietro e continuiamo su asfalto lungo la strada principale. Incontreremo un bel punto panoramico (ho avuto la fortuna di trovarmi sopra le nuvole) e davanti a questo una delle case più belle che io abbia mai visto: chissà che vista da quelle terrazze e che belle feste che si tenevano lì, con macchine lussuose che percorrevano il bel viale d’accesso. Dalle informazioni che ho trovato su internet fu costruita nel 1925 dalla famiglia milanese Formenti ed è stata usata sia come casinò che come colonia per ragazzi. Oggi è una proprietà privata.
Continuiamo su strada asfaltata (attenzione, non c’è marciapiede – sentiero 18) fino a che non incontriamo un’altra strada, sempre asfaltata, sulla sinistra che va verso Cascina Vecchia. Prendiamo questa ed iniziamo un po’ a salire. Questa poi diventerà una strada bianca ed il nostro cammino sarà allietato anche da belle vedute ed incontreremo anche una struttura molto particolare che sembra una Burraia (ma probabilmente non lo è, perché questa non è zona).
Arrivati a Cascina Vecchia (luogo di centri estivi per ragazzi) dobbiamo proseguire per Massanera. Fate attenzione a quale strada prendete (io ovviamente ho sbagliato)! Se prendete la strada in salita con accanto la chiesetta in legno SIETE SU QUELLA SBAGLITA, quella giusta è un pochino più sotto.
Questa strada, molto tranquilla e quasi in piano ci condurrà fino a Massanera. Lungo il percorso incontreremo bei panorami e la strada sarà incorniciata da abeti bianchi, castagni, ginestre, rose canine etc.
Arrivati a Massanera (1075 m s.l.m.) foto di rito alla croce con il bellissimo panorama intorno. A questo punto torniamo un pochino indietro sui nostri passi fino a che sulla destra non noterete uno spiazzo con tavolini e bacheca con cartello informativo. Da qui prendiamo il 14 verso Macinaia. Questo è l’unico vero sentiero di tutto l’anello, passeremo in mezzo a felci e tra rocce, per finire in una bella faggeta. Fate molta attenzione ai segni bianchi e rossi perché in alcuni punti il sentiero si vede poco. Il sentiero è un po’ come le montagne russe, sale e scende fino ad una pista forestale. Qui prendiamo a sinistra in salita e saliamo fino ad arrivare a Macinaia (1314 m s.l.m.), dove si trova una fonte con acqua buona.
Andiamo quindi a sinistra sul sentiero 12 che ci riporterà fino a Vallombrosa. In alcuni punti questa strada ha un selciato molto bello, ma fate attenzione se piove: si scivola abbestia!
Con questo non mi resta che augurarvi una buona e piacevole escursione
Per qualsiasi altra informazione sono a vostra disposizione, potete anche consigliarmi qualche sentiero da fare. Ah, ovviamente aspetto commenti su questo primo articolo: cosa migliorare, cosa aggiungere, cosa togliere!
Qui trovate il percorso: https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/da-vallombrosa-a-saltino-e-ritorno-111608872