Nei pressi del piccolo e bellissimo paesino di Raggiolo, (AR) che è una specie di labirinto con tante casette in pietra, si trova un breve percorso M E R A V I G L I O S O!
Il muro delle parole perduteDisegni su roccia al vecchio mulino
In un attimo verrete catapultati nel mondo della fantasia e della creatività. Oddio quanto mi piacciono queste cose! Sono progetti belli, fatti di tempo impiegato a pensare, realizzare, decorare, fatti di sudore e fatica, fatti di passione per questo luogo…perché anche questo è un bellissimo modo di promuovere il territorio!
Detto ciò, potete imbattervi in questo Sentiero poco dopo il Cimitero sulla destra (venendo dal paese), in località La Palaia. Ci sono anche i cartelli che vi indicano la strada giusta, non potete non trovarlo!
Di seguito vi riporto tutte le informazioni che sono riuscita a trovare online su questo sentiero (da brava archeologa ho scavato a fondo!), sperando di poter incontrare gli ideatori e costruttori e quindi potervi, più avanti, raccontare qualcosa di nuovo.
Tutto parte dall’idea dei fratelli Giovannuzzi, Renato e Giuseppe (che so pure gemelli!), di Raggiolo.
ANTEFATTO
Nel 2019 i fratelli hanno pubblicato il libro “Le Vie del Bosco”, una raccolta di nomi, fatti, storie con l’obiettivo di restituire vita e voce alle strade, per lo più dismesse, che partivano da Raggiolo in un’area di ca. 4000 ettari (fino alla Croce del Pratomagno). Hanno esplorato questi luoghi in prima persona, portando alla luce il loro passato. Attraverso questo racconto, hanno cercato di preservare la memoria, trasmettendo testimonianze orali e scritte, oltre a quelle recuperate negli Archivi del Casentino fino a Firenze. Sono state messe in luce usanze, tradizioni e leggende, indagando quindi la vita dei raggiolatti in tempi ormai andati e quasi dimenticati!
Questo libro ha rappresentato il motore propulsore per la creazione del Sentiero dell’Armonia, realizzato su un terreno di circa 3 ettari di proprietà dei Fratelli.
Non è che qualcuno ne ha una copia avanzata? Ho visto che ne hanno fatto poche copie!
Immagine presa dalla pagina Facebook Tipografare
LA STORIA
Prima di raccontarvi del Sentiero vi devo però dire che questa zona di bosco è stata interessata, in passato, da fatti tragici che meritano di essere ricordati. Vi ho detto che questo luogo viene chiamato dai locali La Palaia. Avrà per caso qualcosa a che fare con i pali? Ebbene si, qui tra l’800 e il 1300 avveniva il cosiddetto “impalamento” dei condannati a morte: il malcapitato veniva issato su un palo che lo perforava da parte a parte per una morte tragica e dolorosa. Inoltre, il sentiero si conclude in località Il Castagno dell’Ospedale dove oggi si trova un bellissimo rifugio tutto intagliato ma, che nel 1320 d.c. era sede di un lazzaretto per gli appestati del Casentino.
Palo per impalamento
IL SENTIERO
Dopo questo excursus storico possiamo addentrarci nel Sentiero vero e proprio: un semplice percorso, adatto ai piccoli, ma anche ai grandi che non hanno paura della fantasia, immerso nella natura e punteggiato da installazioni in legno di castagno realizzate da Giuseppe che è un abile scultore. L’amore per la lavorazione del legno gli è stata tramandata dal padre Natale ed oggi è il nipote (credo) Michele che porta avanti la tradizione di famiglia e nella bottega a Raggiolo realizza: bastoni intarsiati, cassepanche, cassette per la posta, fioriere, gnomi di tutti i tipi, taglieri, schiaccianoci, orologi e opere d’arte a seconda dell’ispirazione.
Il sentiero è stato inaugurato il 2 settembre 2023, dopo un lavoro durato anni, ed è popolato da figure fantastiche che evocano costantemente la dura lotta tra Bene e Male.
Quindi, quali bellissime installazioni potete trovare?
Tantissimi gnomi che incarnano protagonisti legati al territorio locale ma anche a tradizioni di altre parti d’Italia e del mondo, perché non dobbiamo mai dimenticare che la nostra storia è legata indissolubilmente a quella degli altri. Es. La Fata Turchina, la Strega Melesecche, degli Gnomi su un aeroplano
Il dragoe San Michele (con le ali gialle), il Santo Patrono di Raggiolo. L’opera è alta ben 2,60 m per 16 quintali e lunga 11 m: una rappresentazione allegorica della vittoria del Bene sul Male
Il serpente tentatore del Paradiso terrestre
Il gatto nero di solito legato alle streghe
Margherite, farfalle, arcobaleni e gufi
Un riccio di castagna gigante
Una ragnatela col suo ragno
Tanti funghi scolpiti di qualsiasi dimensioni
Lo Gnomo Desiderio nella cui bocca i vostri bambini (ma anche gli adulti) potranno inserire un biglietto con un desiderio.
Una rifugio con tutti i servizi, finemente decorato e realizzato a regola d’arte dove è possibile acquistare qualche oggetto da portare a casa
Il Presepe degli gnomi (credo una delle ultime opere terminate – quando l’ho visto mi sono quasi messa a piangere) che si trova alla fine del sentiero in un’ampia area aperta, costituito da 33 figure lignee come gli anni di Cristo. Gli gnomi hanno altezze ed espressioni differenti: c’è quello “scettico” , quello incuriosito e quello che si gira dall’altra parte.
Un albero le cui radici rappresentano le tre religioni rivelate, mentre le palline sempre di legno rappresentano le bandiere di molti stati del mondo.
Il terrazzino dei desideri, che però non ho trovato!
Un totem
Un dondolo
…e tanto altro!
Vi metto qualche immagine…
Il luogo è visitabile su prenotazione telefonando al 347 6533114 (Giuseppe Giovannuzzi), non è richiesto alcun biglietto, ma è possibile lasciare un’offerta o comprare una piccola scultura per aiutare nella manutenzione affinchè questo luogo incredibile venga preservato. Ma attenti, la “storia” del bosco non finisce qui…è infatti in continua evoluzione e trasformazione grazie all’instancabile fantasia di Giuseppe e delle sue nuove opere d’arte!
Quindi fate un giro in questo bosco incantato e tornerete a casa con gli occhi pieni di stupore e meraviglia!
Ps. Io vi ci porto domenica 3 novembrein occasione della Festa della Castagnatura (2-3 novembre 2024), se volete venirci con me fate un fischio!
Torno a scrivere perché mi hanno detto che il Blog “fa bene” e a me scrivere piace, approfondire le cose che vi posso solo sinteticamente raccontare su IG e FB è un piacere! Riparto quindi con il raccontarvi che cosa ho fatto questo Weekend (20 ottobre 2024)!
Per chi non lo sapesse, oltre che a portarvi in giro, fare sopralluoghi e fare cammini in solitaria…AMO fare le Walking Marathon che io chiamo “Superescursioni” un modo per testarmi, mettermi alla prova e…stroncarmi!
Ieri ho partecipato a La Camminata del Perugino, seconda edizione, un giro bellissimo tra Città della Pieve e Fontignano.
Io mi sono iscritta alla 40 km, ma come ogni Walking che si rispetti, c’erano anche percorsi più corti da 13 km e 26 km. Per chi non sapesse cosa sono queste camminate speciali: percorsi organizzati da associazioni locali per promuovere il territorio, lungo il giro di solito si trovano ristori, assistenza e ovviamente tutta la segnaletica per non perdersi! In questo caso era presente anche la navetta per il ritorno al punto di partenza (non era un anello).
Prima qualche info tecnica:
Percorso: 40, 5 km x 1300 m ca. d+ (salita) e 1600 m ca. d- (discesa), un percorso molto vario tra strade bianche, poco asfalto e tanti bei sentierini (un po’ fangoso per le tante piogge dei giorni precedenti), anche un po’ tecnico…nel complesso bello bello!
Costo: tra 18-20 euro, è una delle camminate meno care e li vale tutti, anche di più probabilmente. Alla partenza o il giorno prima viene dato il pacco gara: una maglietta e qualche depliant.
Facilmente raggiungibile in macchina e tanti parcheggi gratuiti!
Segnato tutto molto bene, inoltre ci era stato inviato il GPX; il percorso rimane tutto l’anno quindi può anche essere fatto in autonomia
Ristori semplici ma buoni con pane e olio, pane e marmellata (mele cotogne e susine), frutta, succhi, acqua e le crostate non fatte in case…magari qualcosa di tipico sarebbe stato carino
Organizzazione ottima con pasta party finale buonissimo, c’era pure l’opzione vegetariana (adoro) e poi, vino e vinsanto insieme ai cantuccini che qui si chiamano tozzetti!
Navetta del rientro da 8 posti, ne partiva una ogni pochino!
Zona di caccia, molti spari + un cinghiale ci ha attraversato la strada
Una giornata bellissima fatta di vecchi e nuovi compagni di camminate <3
Info utili:
Io sono arrivata le sera prima ed ho dormito presso Palazzo Bufalariin pieno centro a Città della Pieve, eravamo in 5/6 quindi anche il prezzo è stato contenuti
Per cena siamo stati alla Taverna del Perugino(ovviamente)…buonissimi sia i piatti tradizionali che le pizze giganti e le porzioni sono molto abbondanti!
Il Perugino: Chi era? Perché è tutto incentrato su questa figura?
Il Perugino, Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come Pietro Perugino, il maestro d’Italia o il divin pittore nacque da una famiglia mooolto riccaa Città della Pieve (Punto di partenza della Camminata) nel 1448, , e morì a Fontignano nel 1523 (Punto finale della Camminata). Fu uno dei più grandi pittori del XV secolo ed ebbe due botteghe: una a Perugia e una, da noi, a Firenze!! Incontrò persone del calibro di Botticelli e Leo da Vinci e fu maestro di niente popo di meno che Raffaello…insomma, non uno qualunque!
Ora io non vi sto a raccontare tutta la storia però qualche chicca si:
A Città della Pieve, dove vi consiglio di fare un giretto, ci sono tanti luoghi con opere del Perugino fatte diciamo quando lui tornò in queste zone dopo il 1500. Noi, siamo riusciti a vedere solo quelle nella Cattedrale di San Gervasio e Protasio, molto bella e con una cripta con grandi colonne e affreschi (spendete un eurino per accendere le luci, ne vale la pena!). Qui si trova un ritratto del Perugino, addirittura mi par di capire un autoritratto, (la cui faccia un po’ incazzata svetta un po’ dappertutto in città), ed il Battesimo di Cristo risalente al 1510 con Gesù Cristo battezzato da San Giovanni, molto bello!
A Fontignano, dopo aver pranzato e mentre aspettavamo la navetta, siamo andati a vedere la Chiesa dell’Annunziata dove uno dei volontari ci ha raccontato un sacco di cose sul Perugino. Pietro scelse proprio Fontignano nel 1511 come luogo in cui vivere e impiantare la sua bottega e da qui si spostava nei dintorni per far fronte alle varie commissioni che gli venivano affidate. Perché? Perché in quel periodo c’era la peste e per cercare di evitarla preferì vivere in un centro abbastanza piccolo piuttosto che vivere in una tipica città medievale come Perugia. Purtroppo si ammalò di peste e morì nel 1523. Inizialmente, a causa del pericolo del contagio, fu sepolto fuori dal paese sotto una grande quercia. Circa 50 anni dopo la morte fu riesumato e ne seppellirono i resti all’esterno di questa chiesa senza croce né lapide; il motivo di questa scelta probabilmente va ricercato in quel che dice il Vasari quando afferma che il Perugino era ateo. La mancanza di lapide e croce fecero sì che nel corso degli anni, nonostante il racconto fosse stato tramandato di generazione in generazione, il luogo preciso della sepoltura andò dimenticato e addirittura non si sapeva più quanto ci fosse di vero e quanto di inventato in quello che si raccontava. Sulla base di questa leggenda nei primi anni del ‘900 furono fatte delle ricerche che portarono alla scoperta delle ossa del pittore su cui furono fatti alcuni esami per dimostrarne l’autenticità: esame al carbonio 14 per stabilire in quali anni la persona rinvenuta era vissuta, esame istologico per stabilirne l’età biologica (forse l’esame più importante in quanto il pittore visse probabilmente 78 anni, età molto avanzata per l’epoca) e controlli sulle dimensioni del corpo. Gli esami dettero importanti conferme e, anche se la certezza matematica che le ossa ritrovate siano effettivamente del pittore non c’è, i risultati degli esami uniti alla singolarità del luogo del ritrovamento di queste ossa (uniche ritrovate) e la coincidenza del luogo del ritrovamento con la tradizione sembrano lasciare un margine di errore ridotto. L’urna in cui si trova attualmente il divin pittore fu allestita nel 1929 all’interno della Chiesa dell’Annunziata e soltanto nel 2022 è stata confermata che questa è la tomba del Perugino! Questa storia io ve l’ho presa da Wikipedia, ma quella dei volontari sarà molto più dettagliata e piena di colpi di scena…ossa messe sotto il letto del prete, ossa dietro la faccia del Perugino, incendi etc.!
Un’ altra curiosità che riguarda questa Chiesa è L’Adorazione dei pastori ossia l’ultima opera documentata del Perugino, il pittore non riuscì neanche a terminarla e dovettero farlo per lui alcuni dei suoi allievi. L’affresco originale fu fatto staccare intorno alla metà dell’800 e poco dopo fu acquistato da un ricco signore inglese che viveva a Firenze, un certo Spencer per la sua collezione privata, alla morte di Spencer l’affresco fu acquistato dal museo di South Kensington, e da qui passò prima alla National Gallery di Londra e poi al Victoria and Albert Museum dove è attualmente conservato. Al momento del distacco, date le sue imponenti dimensioni, fu necessario dividerlo in 3 parti per evitarne la rottura)!
Qualche info in più sul percorso e sui luoghi incontrati
Partenza quasi puntuale alle ore 7.40
Vi ho già parlato un po’ dei sentieri che ci sono quindi tralascio questa parte e vi dico che nel primo pezzo abbiamo beccato la nebbia, quindi non abbiamo visto nulla! Fortunatamente dopo si è aperto ed è venuta fuori una caldissima giornata di sole. Detto ciò in alcuni punti ci sono stati dei bellissimi panorami sulle piane tutto intorno e sui laghi circostanti (Lago di Chiusi, Lago Trasimeno e Lago di Pietrafitta – più piccolino, dietro Fontignano)
Borgetti e posti bellissimi incontrati:
Città della Pieve
Paciano, carinissimo borghetto Medievale con cinta muraria, porte, torri e tante chiese. Ha una pavimentazione incredibile!!
Panicale, altro pittoresco borghetto medievale, al centro della piazza principale si trova una fontana che sorge sull’antica cisterna Quattrocentesca. Qui nella chiesa di S. Sebastiano si possono vedere alcune opere del Perugino.
Santuario della Madonna di Mongiovino, “Monte sacro a Giove” , a testimonianza del culto per la divinità che anticamente c’era in questa zona. Non si sa di preciso quando iniziarono i lavori di costruzione del santuario, uno dei luoghi di culto italiani più visitati da fedeli e pellegrini, ma probabilmente intorno al 1500. Una cupola molto particolare, a mio avviso, circondata da una specie di recinto interrotto in alcune parti…non so bene come si chiami, ho provato a cercare, ma a quanto pare non è una cosa che ha colpito molti! Attorno alla Chiesa ci sono vari no miracoli uno dei quali rimanda a San Giorgio, il quale, vista la misera quantità di pane raccolta da Andreana durante la questua per procurare il pasto ai lavoratori impegnati nel cantiere della chiesa, interviene e fa sì che dal sacco semivuoto della pastorella venga fuori tanto pane quanto ne occorra per saziare tutti à all’interno della chiesa infatti ho trovato tanti pani, sarà da collegare a questo fatto?
Cimitero abbandonato di Montali (piccola deviazione dal percorso), alcune tombe vuote, e una cappellina…probabilmente le tombe traslate altrove
Castello di Montali oggi residenza privata, ma risalente al XII sec., prima del castello ci si imbatte in una specie di casolare abbandonato con un campanilino à monastero benedettino di San Vito
Fontignano
Arrivata verso le ore 16, quindi 40,5 km in 8,20 h con un passo medio di 12,27 min a km Sono tornata a casa contenta, soddisfatta e, ovviamente con qualche acciacco!
Se avete letto tutto siete dei cavalli e vi ringrazio, se avete domande scrivetemi pure.
Sentiero del Perugino per chi vuole fare più di 40 km e scoprire meglio queste zone!
Tutte le foto sono state realizzate da me, Arianna Lobina, e da Adriano Ianiro. Se per qualche strano motivo le doveste utilizzare taggateci. Grazie infinite!
Come vi ho detto milioni di volte sto cercando di uscire dalla mia confort zone e quindi giorni fa sono andata a fare un salto nel Valdarno per vedere le Balze di Reggello. Alcune parti sono molto belle, ma altre…c’è davvero troppa presenza umana.
E’ comunque un bel giretto tranquillo, direi digestivo, da fare per vedere le Balze (più antropizzate).
LE BALZE E LE CASE ROSA
Lunghezza: 10,5 ca.
Dislivello in salita: 250 m ca.
Durata: ¾ h
Difficoltà: facile
Fatica: poca, ci sono solo un paio di salite…il resto è tutto in piano
Fondo: sentieri (tenuti e non più tenuti), strade bianche, sterrate ed un po’di asfalto (soprattutto nell’ultima parte)
Voto: 6 1/2
Sentimento che mi ha scaturito questa escursione: dipende dai punti, STUPORE in alcuni (perché era la prima volta che vedevo le balze), ODIO PER L’UMANITA’ in altri (ma quello è sempre presente)
Zona di Caccia: in parte si
Linea Cell: io ho TIM, ce n’è poca
Partenza: Già qui i primi problemi. Sono arrivata passando dalla strada di Ostina presa dalla zona dell’Oasi ecologica “Il Poderino”. La strada è chiusa per frana, ma tranquilli! Continuando sulla provinciale troverete un’altra stradina che vi porterà dritti dritti davanti alla Chiesa di San Tommaso ad Ostina dove possiamo lasciare la macchina ed iniziare il percorso.
La chiesa risale al XII-XIII secolo e pare che in questa zona, dal 1993, la Madonna sia apparsa svariate volte. Non mi soffermo sull’argomento, ma per altre info guardate qui https://profezie3m.altervista.org/ptm_ostina.htm
Lasciamoci la chiesa alle spalle e giriamo quasi subito a sinistra alla Fattoria di Ostina (riconoscibile dagli edifici in mattoni e dai bei silos in pietra) su una stradina che ci porterà in mezzo a delle ulivete. Continuiamo su questa fino a che non ci troviamo davanti ad un quadrivio (un monte di stradine). Qui prendiamo la prima sulla sinistra in discesa (simbolo bianco-rosso del CAI – è un vecchio sentiero, credo, non più tenuto).
Il quadrivio (si va a sx in discesa)
Questo sentierino un po’ wild ci porterà lungo il Borro del Salvini (che bel nome) dove c’è poca acqua, ma un monte di ortica. Dopo un po’ di zig zag (e dopo aver superato un capanno abbandonato) alla nostra destra si vedranno loro: LE BALZE!
Ma cosa sono ste Balze? Sono degli strani rilievi di detriti stratificati composti da sabbia, argilla, ciottoli e ghiaia, formati per erosione in seguito al prosciugamento di un lago che ricopriva la zona due milioni di anni fa e modellati dagli agenti atmosferici. Si amici, un tempo tutto il Valdarno era un lago che aveva come limiti il Pratomagno ed i Monti del Chianti. Quindi se fossimo stati qui due milioni di anni fa, proprio in questo punto, si sarebbe morti affogati!
Continuiamo ed arriviamo ad una stradina messa meglio del sentiero appena percorso. Qui volendo possiamo fare una deviazione sulla destra per andare a vedere le balze da altre prospettive, oppure continuare sulla sinistra (dove ufficialmente continua il nostro giro). Ci ritroveremo nuovamente in mezzo ai campi. Una villetta rosa salmone ci indicherà il ritorno alla civiltà (tra l’altro al pilone prima della casa, giratevi indietro a guardare il panorama. OGNI TANTO VI DOVETE GIRARE, SENNO’ VI PERDETE UN SACCO DI PANORAMI).
Arriviamo quindi a Vaggio, un piccolo paesino di ca. 1500 anime, e prendiamo a destra sulla strada asfaltata verso la Chiesa che tra l’altro non ha un campanile (io sconvolta), ma solo delle piccole campane laterali. Passiamo davanti al murales della Fiorentina e, dopo di questo, riprendiamo la stradina sulla destra che ci riporterà nuovamente verso campi, orti e case sovrastate dalle balze.
Fino a qui il percorso è stato quasi tutto in piana (massimo un po’ di discesa), ma finalmente incontriamo un po’ di salitina (il pranzo va un po’sudato). Fatta la salita ridiscendiamo ed arriviamo ad un bivio. Andate dalla parte che preferite tanto entrambi i sentieri portano davanti a Casa Lischetto, una deliziosa casina rosa con le persiane rosse, una chicca. Tra l’altro qui se usate Locus Map (sulle altre app non so) vi segnala un percorso più corto che taglia in mozzo ai campi: non fatelo, non esiste più.
Casa Lischetto
Passiamo davanti alla casina carina e, superato un bellissimo panorama sulle Balze, continuiamo sulla strada, tutto in piano, fino ad arrivare a delle belle case (Nocellino) in pietra con un sacco di oche e cani. Superiamo queste case ed un ponticino ed andiamo a destra. E nuovamente alla nostra sinistra altre balze.
Continuiamo su questa strada per un piccolo pezzo, prima della casa gialla andiamo infatti a sinistra. Ed eccole di nuovo, le balze…sta volta però si vedono proprio bene!
Seguiamo i simboli del CAI che ci faranno costeggiare una rete metallica e ci porteranno ad una nuova salitina – scolliniamo – discesa (occhio qui se è piovuto, si scivola che è una meraviglia). Anche questo è un sentiero che non so quanto sia tenuto (per ora ci si passa) quindi non mettetevi giubbotti boni perché in alcuni punti c’è qualche rovo. Comunque sulla sinistra ad un certo punto si aprirà un bel panorama (no sulle balze) su vigne e delle verdissime colline. Il sentiero risbucherà su una stradina, con una casetta abbandonata al lato, dove andiamo a destra verso la casa rosa salmone, Ricchiortoli di Sopra (alla casetta abbandonata possiamo comunque fare una breve deviazione a sinistra per vedere le balze!).
Dopo la casa rosa svoltiamo a destra e rimaniamo ancora in piano su strada bianca sempre con qualche visuale sulle balze.
Al primo bivio rimaniamo sulla sinistra ed incontriamo sia la berretta del prete, facilmente riconoscibile per il suo colore fucsia (che a me piace un sacco), che l’ontano, riconoscibile per le sue pignette mignon (io raccolgo quelle a terra per fare dei lavoretti natalizi). Incontriamo anche un nuovo bel panorama sulle balze. Più avanti la vegetazione cambia ed incontriamo dei castagni ed un incrocio dove andiamo a destra ed iniziamo nuovamente a salire un po’ (questa è ripidina). Quasi alla fine della salita sulla sinistra si aprirà un bel panorama sulle balze del Gretaio, dietro alle quali si trova un monte che è niente popo di meno che il Poggio di Firenze.
Bivio a sxBivio a dxBalze del Gretaio con il Poggio di Firenze dietro
Risbuchiamo su strada asfaltata in un piccolo borghettino, detto Merenzi, con case molto antiche ed una, ovviamente, rosa. In queste zone il rosa va parecchio (proprio la zona che fa per me).
Da qui sarà purtroppo tutta strada asfaltata, non molto trafficata, fino alla macchina. Superiamo un tabernacolo e la Chiesa di San Siro a Cascia che risale al XII secolo, ma probabilmente qui in epoca più antica si trovava una struttura difensiva. Giriamo poi a destra in Via delle Quattro Vie ed alla seconda curva prendiamo il sentiero tra la casa gialla e la casa rosa-rossa (strano).
Costeggiamo quindi le case passando davanti ai cancelli e risbuchiamo in una zona industriale: alla nostra sinistra un grande edificio giallo con il parcheggio delle Alterini davanti ed alla nostra destra l’area ecologica con un sacco di cassonetti. Alla rotonda con l’albero al centro continuiamo dritto e prediamo poi la strada di Ostina sulla destra.
Questa strada ci riporterà fino alla macchina, ma prima ci saranno delle soste da fare:
Il cimitero, dove io consiglio sempre di fare un giro: i cimiteri non sono luoghi tristi, sono testimonianze del nostro passato.
La frana…io ho scavalcato le transenne e sono passata sopra, ma potete anche aggirarla passando dai campi sopra.
La Cappellina della Misericordia.
Così anche questa avventura si conclude. Ah, se vi appare la Madonna fatemi sapere!
Come al solito se fate il percorso, se trovate errori, se avete altre informazioni su queste zone, se mi volete consigliare qualche percorso, se mi volete suggerire qualche CIMITERO da visitare (o profanare, dipende dai punti di vista), qualche struttura abbandonata da esplorare…Scrivetemi!
Nelle mie peregrinazioni vicino a casa sono finita in un piccolo paesino (se così possiamo chiamarlo) nel Mugello: Paterno. Attenzione questo è Paterno nel Comune di Vaglia, non quello nel Comune di Fiesole. Esistono comunque tanti Paterno: in provincia di Ancona, Aquila, Potenza, Macerata, Catania (Paternò) e tanti altri. Detto ciò, io qui non c’ero mai stata in tutta la mia vita anche perché non è sulla strada principale e quindi bisogna proprio volerci andare.
Quando arrivate qui diciamo che la prima impressione non è delle migliori perché vi troverete davanti l’ex cava di calce di Paterno che, notizia di questi ultimi mesi, dovrebbe essere bonificata (per anni qui sono stati smaltiti illecitamente rifiuti).
Con queste fantastiche premesse partiamo per la nostra escursione!
PATERNO OLTRE LA CAVA
Lunghezza: 9,5 km ca.
Dislivello in salita: 280 m ca.
Durata: 2 ore e mezzo ca.
Difficoltà: superfacile
Fatica: poca
Fondo: sentieri e strade bianche, un pochino di asfalto
Voto: 7
Sentimento che mi ha scaturito questa escursione: spensieratezza
Partenza: Allora essendo Paterno piccolino, posto per la macchina ce n’è poco. Io l’ho lasciata in uno spiazzo poco dopo l’Antica Trattoria Albergo Paterno (che è aperto) sulla destra. Da lì partono i sentieri (siamo a 332 m s.l.m.).
Non continuiamo a dritto, ma oltrepassiamo il ponticino (CAI 68) ed iniziamo a salire dolcemente su strada asfaltata bella circondata dal bosco dove dovrebbero passare poche macchine. Alla seconda curva vi ritroverete una stradina sulla sinistra che io vi consiglio di imboccare, arriverete così alla Chiesa di Santa Maria a Paterno…o meglio, quello che ne rimane. Purtroppo è in uno stato di abbandono e sta crollando a pezzi.
La chiesa risale almeno al XII secolo, prima del suo disuso aveva all’interno anche qualche opera interessante come delle terrecotte Della Robbia. Vi metto delle immagini dell’interno che ho trovato su Fb (Chiese del Mugello e non solo). Che tristezza.
Comunque da qui torniamo sulla strada asfaltata e proseguiamo il nostro cammino. Incontriamo una strada bianca sulla destra (Via del Bucinaccio), ma non la consideriamo…sarà la strada da cui torneremo!
Piano piano la strada asfaltata diventa una strada bianca ed, a una specie di trivio dove ci sono anche le frecce dei sentieri, andiamo verso sinistra su via Fonte di Ribaldo. Continuiamo su questa strada in mezzo al bosco fino a che sulla sinistra troviamo un sentiero in discesa (non si vede molto bene) e sull’albero scritto 68.
Arriviamo quindi alla Fonte di Rinbaldo (ho cercato cosa o chi potesse essere, ma non ho trovato nulla…se qualcuno sapesse qualcosa sono tutta orecchie!) sotto un fico, un luogo un po’ wild; accanto a questa quando c’è acqua ci deve essere una bella cascatina.
Il sentiero continua passando davanti alla Fonte, si costeggia poi una bella casa di pietra (C.Contra) con recinzione fino a rispuntare su una strada sterrata dove andiamo a sinistra.
Lungo il percorso si incontrano tante specie di alberi e di arbusti: rosa canina, aceri campestri, noccioli, cornioli, ginepri, ginestre etc.
Acero campestreCornioloGinepro
Poco dopo sulla destra prendiamo un breve sentiero per ca. 10 m (sempre il 68) che ci rimette su una strada bianca ed andiamo a destra (quando non lo specifico, se ci sono degli incroci, si continua a dritto). Per evitare un po’di questa strada bianca possiamo prendere un sentiero nuovamente sulla destra (sempre 68), facendo sempre attenzione a dove sono i segni del CAI (ad un certo punto il sentiero non va a dritto, ma svolta a sinistra). Si fa quindi un piacevole sentierino nel bosco che ci porterà a delle frecce ed andiamo a destra (68).
Io ve la sto facendo lunga eh, in poche parole basta che seguite il 68.
Il sentiero sale molto dolcemente fino al crinale. Qui gli alberi inizieranno a diradarsi ed anche il terreno cambierà. Non vedremo più segni del CAI perché saranno imboscati sulla sinistra, dove c’è pure una specie di cancello che va aperto/richiuso e continuiamo lungo il sentiero.
La specie di cancello
Arriviamo quindi al primo poggio: Poggio Tentinosi (593 m s.l.m.). Qui il nostro sguardo inizierà a vagare soprattutto verso i monti del Mugello, ma anche zone più vicine come Pratolino, le Caselline etc.. Dopo aver ammirato con un 360° ciò che ci circonda (se siete ciuchi come me in geografia, io vi consiglio di scaricare PeakFinder per vedere quali monti avete intorno. Costa, ma se l’ho comparta io la possono comprare tutti – tirchia inside) continuiamo sul sentiero verso Poggio Conca (che si trova davanti a noi, 631 m) e piano piano, alla nostra destra, il crinale di Morello ci apparirà in tutta la sua bellezza con Poggio al Giro (747 m), Poggio Cassaccia (921 m), Poggio Cornacchiaccia (892 m) e Poggio all’Aia (934 m). Inoltre, sempre sulla destra, vedremo anche l’ex cava di Paterno dall’alto.
Crinale di Morello
Diciamo che in questa parte i segni del CAI scarseggiano, anche perché non ci sono alberi, è tutta vegetazione bassa, quindi seguite sempre il sentiero più battuto (ed andate dritto).
Quando passerete da Poggio Tentinosi e da Poggio Conca, vi accorgerete che c’è qualcosa di diverso rispetto al resto del percorso fatto. Questo perché queste zone sono delle doline, ossia dei fenomeni carsici (caratteristici delle rocce calcaree). L’acqua piovana, scorrendo, scioglie il calcare allargando le fessure che pian piano si uniscono fra loro formando una depressione nel terreno che è la dolina (spiegato proprio in modo base, vi metto anche un’immagine presa dall’internet).
Superiamo quindi Poggio Conca, salutiamo le doline ed i bei panorami a 360° ed iniziamo a vedere delle case (questa frazione si chiama sempre Poggio Conca).
Il sentiero prosegue sempre dritto, ma ad un certo punto troverete il cartello per andare a Poggio Conca Home Restaurant dove io vi consiglio di andare, anche solo per prendere un caffè (magari chiamate prima). In una grande e bella casa rosa vi aspettano Silvia, Massi, Spotty ed anche qualche gattino. Vi faranno sentire come a casa, da mangiare è ottimo ed hanno pure un bel caminetto (mi immagino già lì a bere la mia cioccolata calda in inverno). Magari vi fermate per pranzo, tanto dopo è tutta discesa!
Io mi sono innamorata di loro la prima volta che li ho visti e, purtroppo per loro, non si libereranno di me facilmente. Tra l’altro qui vengono fatte tante serate carine: la serata astronomica, quella a base di coccoli (amo) e fritto vario, etc. Vi lascio il link alle loro pagine
Fatta o non fatta la deviazione riprendiamo da dove eravamo rimasti.
Il sentiero ci riporta su strada asfaltata dove prendiamo quasi subito la strada bianca sulla destra (CAI 64) in discesa che è via del Bucinaccio che ci riporterà fino a Paterno. Anche questa strada è molto carina perché incorniciata dal bosco. State attenti solo a non finire a Iribbiano (ad un certo punto la strada continua sulla sinistra e non a dritto, cosa di cui mi sono accorta troppo tardi). Inoltre, lungo questa incontreremo varie case belle: Le Case (un agglomerato di case, che fantasia!), Fecciano e Le Panche. Attenzione in fondo alla strada, poco prima di ritornare sulla strada asfaltata, sulla sinistra c’è il cimitero che purtroppo non ho visto perché questa parte l’ho fatta a corsa (ma rimedio molto presto).
Da qui l’anello si chiude e proseguendo sulla strada asfaltata torniamo alla macchina.
Spero che questo anellino vi sia piaciuto e ringrazio tanto Sergio, del Bonaugo a San Piero a Sieve (Carbonara Top – quando ancora mangiavo la carne) per avermelo suggerito.
Mi piace dare risalto a luoghi un po’dimenticanti, un po’ sconosciuti ed un po’ “Ma lì cosa vuoi che ci sia”. Sono i posti più belli perché inaspettati.
Come al solito se fate il percorso, se trovate errori, se avete altre informazioni su queste zone, se mi volete consigliare qualche percorso, se mi volete suggerire qualche CIMITERO da visitare…Scrivetemi!