Nelle mie peregrinazioni vicino a casa sono finita in un piccolo paesino (se così possiamo chiamarlo) nel Mugello: Paterno. Attenzione questo è Paterno nel Comune di Vaglia, non quello nel Comune di Fiesole. Esistono comunque tanti Paterno: in provincia di Ancona, Aquila, Potenza, Macerata, Catania (Paternò) e tanti altri. Detto ciò, io qui non c’ero mai stata in tutta la mia vita anche perché non è sulla strada principale e quindi bisogna proprio volerci andare.
Quando arrivate qui diciamo che la prima impressione non è delle migliori perché vi troverete davanti l’ex cava di calce di Paterno che, notizia di questi ultimi mesi, dovrebbe essere bonificata (per anni qui sono stati smaltiti illecitamente rifiuti).
Con queste fantastiche premesse partiamo per la nostra escursione!
PATERNO OLTRE LA CAVA
Lunghezza: 9,5 km ca.
Dislivello in salita: 280 m ca.
Durata: 2 ore e mezzo ca.
Difficoltà: superfacile
Fatica: poca
Fondo: sentieri e strade bianche, un pochino di asfalto
Voto: 7
Sentimento che mi ha scaturito questa escursione: spensieratezza
Partenza: Allora essendo Paterno piccolino, posto per la macchina ce n’è poco. Io l’ho lasciata in uno spiazzo poco dopo l’Antica Trattoria Albergo Paterno (che è aperto) sulla destra. Da lì partono i sentieri (siamo a 332 m s.l.m.).
Non continuiamo a dritto, ma oltrepassiamo il ponticino (CAI 68) ed iniziamo a salire dolcemente su strada asfaltata bella circondata dal bosco dove dovrebbero passare poche macchine. Alla seconda curva vi ritroverete una stradina sulla sinistra che io vi consiglio di imboccare, arriverete così alla Chiesa di Santa Maria a Paterno…o meglio, quello che ne rimane. Purtroppo è in uno stato di abbandono e sta crollando a pezzi.
La chiesa risale almeno al XII secolo, prima del suo disuso aveva all’interno anche qualche opera interessante come delle terrecotte Della Robbia. Vi metto delle immagini dell’interno che ho trovato su Fb (Chiese del Mugello e non solo). Che tristezza.
Comunque da qui torniamo sulla strada asfaltata e proseguiamo il nostro cammino. Incontriamo una strada bianca sulla destra (Via del Bucinaccio), ma non la consideriamo…sarà la strada da cui torneremo!
Piano piano la strada asfaltata diventa una strada bianca ed, a una specie di trivio dove ci sono anche le frecce dei sentieri, andiamo verso sinistra su via Fonte di Ribaldo. Continuiamo su questa strada in mezzo al bosco fino a che sulla sinistra troviamo un sentiero in discesa (non si vede molto bene) e sull’albero scritto 68.
Arriviamo quindi alla Fonte di Rinbaldo (ho cercato cosa o chi potesse essere, ma non ho trovato nulla…se qualcuno sapesse qualcosa sono tutta orecchie!) sotto un fico, un luogo un po’ wild; accanto a questa quando c’è acqua ci deve essere una bella cascatina.
Il sentiero continua passando davanti alla Fonte, si costeggia poi una bella casa di pietra (C.Contra) con recinzione fino a rispuntare su una strada sterrata dove andiamo a sinistra.
Lungo il percorso si incontrano tante specie di alberi e di arbusti: rosa canina, aceri campestri, noccioli, cornioli, ginepri, ginestre etc.
Acero campestreCornioloGinepro
Poco dopo sulla destra prendiamo un breve sentiero per ca. 10 m (sempre il 68) che ci rimette su una strada bianca ed andiamo a destra (quando non lo specifico, se ci sono degli incroci, si continua a dritto). Per evitare un po’di questa strada bianca possiamo prendere un sentiero nuovamente sulla destra (sempre 68), facendo sempre attenzione a dove sono i segni del CAI (ad un certo punto il sentiero non va a dritto, ma svolta a sinistra). Si fa quindi un piacevole sentierino nel bosco che ci porterà a delle frecce ed andiamo a destra (68).
Io ve la sto facendo lunga eh, in poche parole basta che seguite il 68.
Il sentiero sale molto dolcemente fino al crinale. Qui gli alberi inizieranno a diradarsi ed anche il terreno cambierà. Non vedremo più segni del CAI perché saranno imboscati sulla sinistra, dove c’è pure una specie di cancello che va aperto/richiuso e continuiamo lungo il sentiero.
La specie di cancello
Arriviamo quindi al primo poggio: Poggio Tentinosi (593 m s.l.m.). Qui il nostro sguardo inizierà a vagare soprattutto verso i monti del Mugello, ma anche zone più vicine come Pratolino, le Caselline etc.. Dopo aver ammirato con un 360° ciò che ci circonda (se siete ciuchi come me in geografia, io vi consiglio di scaricare PeakFinder per vedere quali monti avete intorno. Costa, ma se l’ho comparta io la possono comprare tutti – tirchia inside) continuiamo sul sentiero verso Poggio Conca (che si trova davanti a noi, 631 m) e piano piano, alla nostra destra, il crinale di Morello ci apparirà in tutta la sua bellezza con Poggio al Giro (747 m), Poggio Cassaccia (921 m), Poggio Cornacchiaccia (892 m) e Poggio all’Aia (934 m). Inoltre, sempre sulla destra, vedremo anche l’ex cava di Paterno dall’alto.
Crinale di Morello
Diciamo che in questa parte i segni del CAI scarseggiano, anche perché non ci sono alberi, è tutta vegetazione bassa, quindi seguite sempre il sentiero più battuto (ed andate dritto).
Quando passerete da Poggio Tentinosi e da Poggio Conca, vi accorgerete che c’è qualcosa di diverso rispetto al resto del percorso fatto. Questo perché queste zone sono delle doline, ossia dei fenomeni carsici (caratteristici delle rocce calcaree). L’acqua piovana, scorrendo, scioglie il calcare allargando le fessure che pian piano si uniscono fra loro formando una depressione nel terreno che è la dolina (spiegato proprio in modo base, vi metto anche un’immagine presa dall’internet).
Superiamo quindi Poggio Conca, salutiamo le doline ed i bei panorami a 360° ed iniziamo a vedere delle case (questa frazione si chiama sempre Poggio Conca).
Il sentiero prosegue sempre dritto, ma ad un certo punto troverete il cartello per andare a Poggio Conca Home Restaurant dove io vi consiglio di andare, anche solo per prendere un caffè (magari chiamate prima). In una grande e bella casa rosa vi aspettano Silvia, Massi, Spotty ed anche qualche gattino. Vi faranno sentire come a casa, da mangiare è ottimo ed hanno pure un bel caminetto (mi immagino già lì a bere la mia cioccolata calda in inverno). Magari vi fermate per pranzo, tanto dopo è tutta discesa!
Io mi sono innamorata di loro la prima volta che li ho visti e, purtroppo per loro, non si libereranno di me facilmente. Tra l’altro qui vengono fatte tante serate carine: la serata astronomica, quella a base di coccoli (amo) e fritto vario, etc. Vi lascio il link alle loro pagine
Fatta o non fatta la deviazione riprendiamo da dove eravamo rimasti.
Il sentiero ci riporta su strada asfaltata dove prendiamo quasi subito la strada bianca sulla destra (CAI 64) in discesa che è via del Bucinaccio che ci riporterà fino a Paterno. Anche questa strada è molto carina perché incorniciata dal bosco. State attenti solo a non finire a Iribbiano (ad un certo punto la strada continua sulla sinistra e non a dritto, cosa di cui mi sono accorta troppo tardi). Inoltre, lungo questa incontreremo varie case belle: Le Case (un agglomerato di case, che fantasia!), Fecciano e Le Panche. Attenzione in fondo alla strada, poco prima di ritornare sulla strada asfaltata, sulla sinistra c’è il cimitero che purtroppo non ho visto perché questa parte l’ho fatta a corsa (ma rimedio molto presto).
Da qui l’anello si chiude e proseguendo sulla strada asfaltata torniamo alla macchina.
Spero che questo anellino vi sia piaciuto e ringrazio tanto Sergio, del Bonaugo a San Piero a Sieve (Carbonara Top – quando ancora mangiavo la carne) per avermelo suggerito.
Mi piace dare risalto a luoghi un po’dimenticanti, un po’ sconosciuti ed un po’ “Ma lì cosa vuoi che ci sia”. Sono i posti più belli perché inaspettati.
Come al solito se fate il percorso, se trovate errori, se avete altre informazioni su queste zone, se mi volete consigliare qualche percorso, se mi volete suggerire qualche CIMITERO da visitare…Scrivetemi!
Io ci sto davvero provando ad uscire dalla mia comfort zone, ma è davvero difficile.
Mi sono accorta che a Monte Giovi vi ci ho portato, ma non dalla parte del Mugello. Quindi sono andata a Barbiana e da lì sono partita…un anellino molto carino dove si respira storia ed aria bona.
Tra l’altro questa è zona di funghi quindi non avete scuse per non andare a farci un salto!
DA BARBIANA A TAMBURINO: A SPASSO NEL TEMPO
Lunghezza: 11 km ca.
Dislivello in salita: 600 m ca.
Durata: ¾ h
Difficoltà: facile
Fatica: eh, ci sono diverse salite…ma pensavo peggio, molto peggio.
Fondo: sentieri e strade forestali, un pochino di asfalto
Voto: 9
Sentimento che mi ha scaturito questa escursione: felicità e tranquillità
Partenza: parcheggiamo la macchina. Se avete una macchina che va sullo sterrato potete arrivare direttamente alla Chiesa di Barbiana. Altrimenti, impostando il navigatore su Barbiana vi porterà su una strada asfaltata che arriva poco sopra la chiesa; lungo questa strada (località Boccagnello) ci sono degli spiazzi dove parcheggiare (io l’ho messa prima delle indicazioni per Castello). Tra l’altro passerete anche da Padulivo dove i tedeschi catturarono 15 uomini e li fucilarono.
Da qui facciamo un breve tratto di strada asfaltata, incorniciata da cipressi, che ci porterà fino alla freccia per Barbiana. Una breve strada bianca, da cui si vede la chiesa dall’alto (bellissima), ci condurrà fino al davanti.
Qui troviamo gli ultimi cartelli del Percorso della Costituzione (che parte un po’ prima rispetto a dove abbiamo lasciato la macchina). C’è poi una piscina che fu voluta da Don Milani e scavata a mano dai ragazzi della scuola con l’aiuto di qualche genitore (https://www.donlorenzomilani.it/piscina/).
Arriviamo quindi davanti alla Chiesa di Sant’Andrea che può essere visitata su richiesta (https://www.donlorenzomilani.it/richiedi-una-visita-a-barbiana/).
La chiesa fu consacrata nel 1586, ma ce ne doveva essere già un’altra prima documentata dagli inizi del XIV sec. La zona deve comunque la sua fama alla presenza di Don Lorenzo Milani (1923-67) che divenne sacerdote a soli 24 anni ed approdò a Barbiana come priore il 13 novembre 1954 e qui rimase fino alla morte. Nella canonica si trovava la scuola di avviamento industriale, poverissima, con un solo libro di testo; i ragazzi, a turno, leggevano la lezione e Don Lorenzo spiegava. Era una scuola diversa da tutte le altre: diversa negli orari, diversa nei contenuti, diversa nei metodi di insegnamento. La scuola si sciolse nell’ottobre del 1968 un anno dopo la morte di Don Lorenzo. Per altre info guardatevi il sito:
Già che siete qui io vi consiglio di andare a fare un saluto a Don Milani al piccolo cimiterino, dove ci sono anche altre tombe, alcune un po’inquietanti (lo ammetto).
Fatto ciò dobbiamo prendere il sentiero che sta alle spalle della piscina, superiamo quindi la catena con scritto proprietà privata ed entriamo subito nel bosco. Ci aspetta uno stretto sentierino (CAI 11A) in ombra ed anche una bella pettatina (mista a zanzare, na gioia)!! Arrivati al primo incrocio, come vi dice il simbolo del CAI, non si va a sinistra in discesa (figurati!), ma a destra in salita. Si arriva quindi ad un piccolo agglomerato di case (che è Castello) e ci rimettiamo su una strada bianca a sinistra.
Continuiamo su questa strada bianca che piano piano inizia ad aprirsi togliendoci l’ombra, ma dando spazio a dei bei panorami sul Mugello. Arriviamo quindi ad un cancello che apriamo e richiudiamo (per bene, mi raccomando!) che ci dà il benvenuto in un bel pascolo e poco dopo troviamo davanti a noi i ruderi delle Casaccie: bellissime strutture abbandonate (beh, mica tanto…c’erano un sacco di mucchine) con il vecchio noce davanti. Facciamo quindi un giro di rito, sono molto belli anche gli interni dove rimangono ancora scritte e disegni di tempi ormai passati.
Io so per certo che qui c’è pure una burraia, se qualcuno la trova o sa dov’è e me lo vuole dire…avrà escursioni gratis a vita (perché la sto cercando da diverso tempo).
Da qui seguiamo le frecce verso sinistra (CAI 11B), superiamo la molla e continuiamo in un bel boschetto fino a scorgere quella che mi hanno detto essere una burraia, ma la forma e la mancanza all’interno dei piani di lavorazione non mi convincono al 100%.
Continuiamo prestando attenzione ai segni bianchi e rossi che in questa parte risultano un po’ sbiaditi: aguzzate la vista! Alle frecce per le biciclette, davanti al casotto dell’acqua, continuiamo sulla destra per Monte Giovi, lo stesso a quelle che troviamo dopo. Fino a qui la salita è stata particolarmente dolce, questo ultimo pezzetto ci farà un po’ penare fino a risbucare su una strada battuta in mezzo ad un vecchio castagneto dove andiamo a sinistra passando davanti a dei castagni molto grandi e vetusti.
Arriviamo quindi a Tamburino (in questa zona in tempo di guerra c’era un campo di prigionia appartenuto al Conte Spalletti) dove ci aspetta un bel panorama, sempre sul Mugello. Qui volendo possiamo fare una deviazione fino al laghetto passando davanti alla vecchia Bottega di Monte Giovi chiusa per motivi familiari ormai da un bel po’ di tempo.
Torniamo quindi indietro e continuiamo sulla strada bianca ed appena dietro la curva prendiamo a sinistra (come ci dicono le frecce – CAI 12) per ritrovarci in un bel pratone dove possiamo mangiare o fare uno spuntino con il Mugello alla nostra sinistra, la Valdisieve alla destra ed il Casentino davanti a noi.
Si continua a seguire i segni del CAI, si apre e si richiude la molla (che in questo caso è tipo un filo). Ad un certo punto io ho avuto un po’ di incertezza: il sentiero continua dietro la capanna dei cacciatori per risbucare in un pratone.
Da qui non si vede molto bene dove continua il sentiero (io ovviamente ho sbagliato). Potete fare due cose: o mantenere la sinistra fino in fondo al prato e finire sul sentiero che costeggia la strada che poi riconduce al sentiero vero e proprio oppure azzeccare il sentiero giusto (ca. a metà prato) che, sempre mantenendo la sinistra, si apre sotto un grande acero.
Questo è un sentierino molto bellino: bei boschi, belle stradine e belle discesine (da fare a corsa). Si continua sul sentiero per un bel po’ fino a trovare sulla sinistra una bella pettatina cementata, tranquilli dovete continuare sulla destra ahahah. Dopo poco arriviamo a Montauto di Sotto con una casa in pietra molto carina con le porte gialle. Questa stradina sterrata ci porterà fino a dei calanchi (Formazioni geologiche particolari. Terreno argilloso + no copertura di alberi + pendio = la pioggia porta via i detriti andando a formare collinette intervallate da profonde insenature) e poi alla strada asfaltata. Dopo le cassette rosse della posta si prende la stradina sulla sinistra con indicazione “Sentiero ragazzi di Barbiana”.
Qui ho avuto un po’ di terrore perché davanti a me ho visto la chiesa di Barbiana più in alto ed ho pensato alla pettata finale da fare. Questa parte è inizialmente su una stradina bianca e poi diventa un bel sentierino nel bosco circondato da un sacco di ciclamini. Si supera il Fosso del Fatino (dove c’è addirittura l’acqua) con il ponte di Luciano (Lucianino era un bambino di undici anni che un giorno per raggiungere la scuola cascò nel fiume in piena; Don Milani dopo questo avvenimento decise di costruire il ponte). Si passa quindi davanti ad una casa molto particolare ed alla casa ferie “La Fonte”. Prendiamo quindi a sinistra e poi subito a destra nel bosco (c’è una freccia, ma tipo io l’ho vista all’ultimo). Ed ecco quindi la salita tanto temuta (pensavo peggio), da cui si vede anche in lontananza la chiesa di San Martino a Scopeto.
Si risbuca quindi sul Percorso della Costituzione e, ritornati davanti alla Chiesa, facciamo il sentiero fatto all’inizio per tornare alla macchina!
Come al solito se fate il percorso, se trovate errori, se avete altre informazioni su queste zone, se mi volete consigliare qualche percorso, SE MI VOLETE DIRE DOVE SONO DELLE BURRAIE…Scrivetemi!